Su rinotringale.it troverete qualche informazione su di me, maggiori dettagli sui miei libri Il guado (2011), Rivolta (2017) e 2034 (202?) e nuovi articoli del blog a cui darò un taglio diverso.
Anche se sono passati solo 7 anni dall'apertura del mio primo blog, il mondo, in questi 7 anni, è diventato più connesso, digitalizzato, globalizzato, straniato, fragile e ingiusto.
Guardando i pezzi sul tavolo, da ingegnere, mi rendo conto che non c'è partita: da una parte la concentrazione del potere finanziario, mediatico e operativo in pochissime mani - che non appaiono - dall'altra le finte democrazie occupate, esautorate proprio dallo stesso potere finanziario globale.
Le diaboliche tecniche di manipolazione di massa rese possibili dalle nuove tecnologie, create dagli ingegneri, e messe a disposizioni degli speculatori globali rende impari la partita.
Alla luce di quel che è, ad oggi, non si può vincere, si può solo tentare di capire.
D'altronde: "Cos'altro potremmo fare?"
Buona lettura!
Rino Tringale
Dopo sette anni, e oltre 450 articoli, ho deciso di trasferire, includere questo blog nel nuovo sito rinotringale.it Buona lettura.
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martedì 3 marzo 2020
venerdì 14 luglio 2017
"Allons enfants...".
14 luglio, presa della Bastiglia: una gran bella data per ridare vita a questo blog... ibernato da oltre tre anni. L'articolo del 1 gennaio 2014 parlava infatti di Fëdor Linde e degli incredibili e drammatici primi giorni della rivoluzione russa di febbraio.
Rivolta alla 22ma Giornata del Libro |
La prefazione è di Julia Dobrovolskaja, una donna straordinaria nata il 25 agosto 1917,
a cavallo delle due rivoluzioni (come amava dire Lei), quella di febbraio e quella di ottobre.
L'amicizia di Julia è stato un grande privilegio e parlerò ancora di lei.
Rivolta, di Rino Tringale, SE Milano, 2017 |
mercoledì 1 gennaio 2014
"Fëdor Linde e i "se" della Storia - 2".
In una lettera al socialrivoluzionario Boris Sokolov, scritta nella primavera del 1917, Linde rievocò il modo in cui era riuscito a persuadere i cinquemila soldati del reggimento Preobraženskij, alloggiati nella sua stessa caserma nei pressi del Palazzo di Tauride (sede della Duma, il Parlamento), a partecipare all'ammutinamento.
"Non so che cosa mi sia successo. Ero sdraiato su una branda a leggere un libro di Haldane. Ero talmente assorto nella lettura che non ho sentito le grida e i rumori che giungevano dalla strada. Una pallottola vagante ha mandato in frantumi la finestra accanto alla branda [...] I cosacchi stavano sparando sulla folla inerme e indifesa, picchiando con i frustini, calpestando sotto gli zocccoli dei cavalli quelli che cadevano. E allora ho visto una ragazza che cercava di sfuggire al cavallo di un ufficiale lanciato al galoppo, in confronto al quale era però troppo lenta. Un duro colpo in testa l'ha abbattuta davanti alle zampe dell'animale. La ragazza ha gettato un grido. E' stato quel grido disumano e penetrante a scuotermi. Sono saltato su un tavolo e ho cominciato a gridare: "Amici! Amici! Viva la rivoluzione! Alle armi! Alle armi! Si uccide della gente innocente, si uccidono i nostri fratelli e le nostre sorelle!".
In seguito mi hanno detto che nella mia voce c'era qualcosa che rendeva impossibile resistere a quell'invocazione [...] Mi sono venuti dietro senza neppure rendersi conto né dove né in nome di quale causa ci si muovesse [...] Hanno partecipato tutti agli attacchi contro i cosacchi e i poliziotti. Ne abbiamo ammazzato qualcuno. Gli altri hanno battuto in ritirata. A notte il combattimento era finito. La rivoluzione era ormai realtà [...] E io, be', io quella sera stessa sono tornato al mio libro di Haldane". (da "Tragedia di un popolo", Orlando Figes, pag. 392).
* * *
Ad analizzare i fatti d'Italia, a immaginarne le prospettive politiche e sociali... viene l'accupazione, l'asfissia. L'unica via per non soffocare è la speranza, la speranza che (come Malachaj, il principe rivoluzionario di "Rivolta" si auspica) un evento straordinario possa rimettere il Paese deragliato sui binari dell'umanità e quindi, come direbbe Leonardo Sciascia, della Giustizia.
Non è tanto, lo so ("Chi di speranza vive, disperato muore"), ma è già qualcosa, è meglio che niente.
Solo la vera Arte può far superare le bassezze umane.
In una lettera al socialrivoluzionario Boris Sokolov, scritta nella primavera del 1917, Linde rievocò il modo in cui era riuscito a persuadere i cinquemila soldati del reggimento Preobraženskij, alloggiati nella sua stessa caserma nei pressi del Palazzo di Tauride (sede della Duma, il Parlamento), a partecipare all'ammutinamento.
"Non so che cosa mi sia successo. Ero sdraiato su una branda a leggere un libro di Haldane. Ero talmente assorto nella lettura che non ho sentito le grida e i rumori che giungevano dalla strada. Una pallottola vagante ha mandato in frantumi la finestra accanto alla branda [...] I cosacchi stavano sparando sulla folla inerme e indifesa, picchiando con i frustini, calpestando sotto gli zocccoli dei cavalli quelli che cadevano. E allora ho visto una ragazza che cercava di sfuggire al cavallo di un ufficiale lanciato al galoppo, in confronto al quale era però troppo lenta. Un duro colpo in testa l'ha abbattuta davanti alle zampe dell'animale. La ragazza ha gettato un grido. E' stato quel grido disumano e penetrante a scuotermi. Sono saltato su un tavolo e ho cominciato a gridare: "Amici! Amici! Viva la rivoluzione! Alle armi! Alle armi! Si uccide della gente innocente, si uccidono i nostri fratelli e le nostre sorelle!".
In seguito mi hanno detto che nella mia voce c'era qualcosa che rendeva impossibile resistere a quell'invocazione [...] Mi sono venuti dietro senza neppure rendersi conto né dove né in nome di quale causa ci si muovesse [...] Hanno partecipato tutti agli attacchi contro i cosacchi e i poliziotti. Ne abbiamo ammazzato qualcuno. Gli altri hanno battuto in ritirata. A notte il combattimento era finito. La rivoluzione era ormai realtà [...] E io, be', io quella sera stessa sono tornato al mio libro di Haldane". (da "Tragedia di un popolo", Orlando Figes, pag. 392).
Fëdor Linde |
Con "Rivolta" ho
provato a scrivere l'equazione di una rivoluzione, a tracciare il
grafico delle curve di disperazione, sopraffazione, ribellione, bisogno di giustizia, necessità di un futuro migliore, ...
A
rileggere le parole di Linde, a ripensare alla disperazione del venditore ambulante tunisino Mohamed
Bouazizi, alla rabbia dei ragazzi di Piazza Tahrir al Cairo, alla disobbedienza civile dei manifestanti di Gezi Park a Istanbul o all'indignazione dei tanti "forconi" italiani di questi mesi, si intuisce che
tutte le rivolte hanno, in fondo, proprio un'equazione in comune.
* * *
Non è tanto, lo so ("Chi di speranza vive, disperato muore"), ma è già qualcosa, è meglio che niente.
Solo la vera Arte può far superare le bassezze umane.
Buon Futuro
martedì 31 dicembre 2013
"Fëdor Linde e i "se" della Storia - 1".
La "Storia" può riservare sorprese incredibili. Fatti imprevedibili possono stravolgere, ad ogni momento, il mondo. Io, da ingegnere, cresciuto a equazioni di equilibrio, rapporti di riduzione, coefficienti di sicurezza, e via dicendo, rimango estasiato di fronte ai capovolgimenti di fronte della storia umana. Per quanto sconosciuto il sergente Fëdor Linde è stato uno degli artefici di un tale, epocale, capovolgimento di fronte, l'uomo che contribuì a trasformare una protesta di piazza in un ammutinamento prima, e in una rivoluzione dopo.
20 aprile 1917
Linde incita i commilitoni del reggimento Finlandiskij a opporsi al proseguimento della guerra per fini imperiali.
"Alto, biondo e bello, Linde era figlio di un farmacista tedesco e di una contadina polacca, ed era cresciuto in una piccola fattoria nei pressi di San Pietroburgo sul golfo di Finlandia. Lì la madre teneva una piccola locanda molto popolare fra i rivoluzionari della capitale, che vi si rifugiavano quando volevano sottrarsi alla sorveglianza occhiuta della polizia. Ed era stato facendo amicizia con quegli ospiti della madre che l'adolescente Linde, per natura un romantico idealista, era stato attirato nelle attività segrete rivoluzionarie". (da "Tragedia di un popolo", Orlando Figes, pag. 391).
Il 23 febbraio 1917 le proteste scoppiarono per la mancanza di pane.
Cominciarono le donne. Subito dopo si unirono gli operai dei quartieri industriali di Vyborg.
In quei giorni Chliapnikov, il capo dei bolscevichi di Pietrogrado, continuava a ripetere che sarebbe stato sufficiente gettare alla folla qualche tonnellata di pane per far cessare le rivolte.
Invece dopo tre giorni di proteste, il 25 febbraio, lo zar ordinò (dal fronte) al generale Chabalov (comandante della piazza di Pietrogrado) di reprimere a ogni costo le proteste di piazza.
Il giorno dopo i militari spararono sui manifestanti: oltre centocinquanta morti e migliaia di feriti... e la fine di un regime ormai fuori dal tempo.
La "Storia" può riservare sorprese incredibili. Fatti imprevedibili possono stravolgere, ad ogni momento, il mondo. Io, da ingegnere, cresciuto a equazioni di equilibrio, rapporti di riduzione, coefficienti di sicurezza, e via dicendo, rimango estasiato di fronte ai capovolgimenti di fronte della storia umana. Per quanto sconosciuto il sergente Fëdor Linde è stato uno degli artefici di un tale, epocale, capovolgimento di fronte, l'uomo che contribuì a trasformare una protesta di piazza in un ammutinamento prima, e in una rivoluzione dopo.
Proteste a Pietrogrado, febbraio 1917. |
Linde incita i commilitoni del reggimento Finlandiskij a opporsi al proseguimento della guerra per fini imperiali.
da "Tragedia di un popolo", Orlando Figes; pag. 704+4; Foto 57 |
Pietrogrado: febbraio 1917 |
Cominciarono le donne. Subito dopo si unirono gli operai dei quartieri industriali di Vyborg.
In quei giorni Chliapnikov, il capo dei bolscevichi di Pietrogrado, continuava a ripetere che sarebbe stato sufficiente gettare alla folla qualche tonnellata di pane per far cessare le rivolte.
Invece dopo tre giorni di proteste, il 25 febbraio, lo zar ordinò (dal fronte) al generale Chabalov (comandante della piazza di Pietrogrado) di reprimere a ogni costo le proteste di piazza.
Il giorno dopo i militari spararono sui manifestanti: oltre centocinquanta morti e migliaia di feriti... e la fine di un regime ormai fuori dal tempo.
lunedì 30 dicembre 2013
"Matteoerre".
Il signor Renzi (classe 1975) non ha mai svolto un lavoro "reale". Non ha mai dimostrato, quindi, cosa sia capace di fare fuori dalla casta. "Dirigente", fittizio e in aspettativa, nell'azienda di famiglia, presidente della Provincia di Firenze a 29 anni, sindaco della città a 33, segretario del PD a 38.
Perplessità?
. Vado spesso a Firenze e trovo una città stupenda in uno stato pietoso.
. Due poltrone (sindaco FI e segretario PD) per uno stesso latoB?
. Le Province? Debutto bizantino: vengono abolite senza essere abolite.
. Troppi fatti opachi, per uno che si presenta come il nuovo che avanza.
Spero tanto, ma proprio tanto, di sbagliarmi.
Il signor Renzi (classe 1975) non ha mai svolto un lavoro "reale". Non ha mai dimostrato, quindi, cosa sia capace di fare fuori dalla casta. "Dirigente", fittizio e in aspettativa, nell'azienda di famiglia, presidente della Provincia di Firenze a 29 anni, sindaco della città a 33, segretario del PD a 38.
Perplessità?
. Vado spesso a Firenze e trovo una città stupenda in uno stato pietoso.
. Due poltrone (sindaco FI e segretario PD) per uno stesso latoB?
. Le Province? Debutto bizantino: vengono abolite senza essere abolite.
. Troppi fatti opachi, per uno che si presenta come il nuovo che avanza.
Spero tanto, ma proprio tanto, di sbagliarmi.
domenica 29 dicembre 2013
"Regole".
Le regole determinano i risultati.
Pensiamo a quanti governi hanno avuto nel dopoguerra i principali paesi europei.
Germania Francia Gran Bretagna Italia
Numero governi 9 9 14 63
Vita media (mesi) 90 90 58 13
Come si può governare un Paese quando la vita media dell'Esecutivo è di 13 mesi?
Soluzione? Copiare dalle leggi elettorali dei Paesi più civili del nostro.
Soluzione? "Legare il mandato parlamentare allo stato politico del candidato al momento delle elezioni". In sostanza: liberi di avere crisi mistiche ma, in tal caso: dimettersi e abbandonare la carica.
Soluzione? La stessa di prima: vietato cambiare casacca in corsa.
Al casinò, non appena la roulette comincia a girare, non si può più spostare la puntata.
Le regole, dicevamo, condizionano il risultato.
Le regole determinano i risultati.
Pensiamo a quanti governi hanno avuto nel dopoguerra i principali paesi europei.
Germania Francia Gran Bretagna Italia
Numero governi 9 9 14 63
Vita media (mesi) 90 90 58 13
Come si può governare un Paese quando la vita media dell'Esecutivo è di 13 mesi?
Italia |
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Altro esempio. Il bipede ridens sotto a sinistra, eletto nel 2008 con "l'Italia dei valori", due anni dopo ha una crisi mistica e cambia gabbana. Passa cioè alla banda opposta: al "Popolo della libertà" (libertà, sic!). Risultato: berlusconi, in grave difficoltà, grazie a tre scilipoti ridens ottiene il voto di fiducia in Parlamento.Voltagabbana |
* * *
Terzo esempio. Il bipede sotto è stato eletto (solo otto mesi fa) nelle file del "Popolo della Libertà" (ri-sic!). Sette mesi dopo (novembre 2013) è preda di una profonda crisi spirituale e, con una manciata di altre anime in pena, esce dal partito nel quale è stato eletto (PDL) e fonda un nuovo partito, l'ncd con cui dà ossigeno al governoletta.Travaglio spirituale |
Al casinò, non appena la roulette comincia a girare, non si può più spostare la puntata.
Le regole, dicevamo, condizionano il risultato.
Le "regole", in Italia, sono fatte per spartirsi la torta, strafregandosene bellamente del "po-po-lo". Questo perchè i politicanti, incapaci di affrontare l'Oceano Mare della competizione internazionale, trovano più facile cannibalizzare il Paese.
Morso dopo morso, però, la torta diventa sempre più piccola
Viva l'Italia |
venerdì 27 dicembre 2013
"Il Marketing del signor B.".
A rivedere certe sceneggiate del signor B (non ci fosse da piangere), verrebbe da ridere.
"Amo l'Italia..." dice lui. "E frega gli italiani", aggiungo io".
Certo, perchè a uno che ha imposto una legge elettorale suina in cui l'elettore non può scegliere il suo rappresentante (Legge n.270; 21 dicembre 2005, calderoli), degli italiani non gli importa un fico secco.
Nel video sotto un'altra delle tante sceneggiate del signor B: un distillato di servilismo e rincitrullimento strategico. La performance è di qualche anno fa ma, al solo ricordo, mi fa venire ancora il voltastomaco perchè Mr B si genufletteva, sbavava e sbaciucchiava da Primo Ministro d'Italia. L'avesse fatto da affarista privato in tourné alla ricerca di dané non me ne sarebbe potuto fregar di meno.
...senatore Berlusconi, ex-senatore Berlusconi...
... ma ci faccia il piacere.
A rivedere certe sceneggiate del signor B (non ci fosse da piangere), verrebbe da ridere.
"Amo l'Italia..." dice lui. "E frega gli italiani", aggiungo io".
Certo, perchè a uno che ha imposto una legge elettorale suina in cui l'elettore non può scegliere il suo rappresentante (Legge n.270; 21 dicembre 2005, calderoli), degli italiani non gli importa un fico secco.
Zuppa riscaldata: patetico |
Che figura! |
"... ma mi faccia il piacere..." |
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