TV in ogni caso "maestra".
Recensione di Rosa Aimoni, scrittrice, 18 gennaio 2011.
"Questo saggio propone al lettore le opinioni di Karl R. Popper e di altri voci importanti, quali ad esempio John Condry e Karol Wojtyla, in merito alla capacità della televisione di condizionare, nel bene e nel male, i comportamenti di massa. Interessante è anche il saggio iniziale di Giancarlo Bosetti.
Com'è noto Karl R. Popper fu filosofo della scienza e studioso di
pedagogia, e fece delle considerazioni sulla televisione e sulla
capacità di questa di influenzare i comportamenti dei giovani e dei
bambini.
"Questo saggio propone al lettore le opinioni di Karl R. Popper e di altri voci importanti, quali ad esempio John Condry e Karol Wojtyla, in merito alla capacità della televisione di condizionare, nel bene e nel male, i comportamenti di massa. Interessante è anche il saggio iniziale di Giancarlo Bosetti.
Karl Popper (Vienna 1902 - Londra 1994) |
Nel suo saggio, intitolato “Una patente per fare tv”, Egli descrive
le motivazioni che stanno alla base di un prodotto televisivo sempre più
scadente.
Una di queste sta nel fatto che è sicuramente difficile trovare persone
in grado di creare programmi di qualità accettabile per venti ore al
giorno; è di gran lunga più semplice reperire persone capaci solo di
ideare, per un tempo simile, un prodotto scadente.
La legge dell’audience, inoltre, spinge le varie emittenti a cercare il
sensazionalismo, e questo di rado coincide con la qualità.
La critica popperiana alla televisione si incentra soprattutto sulla
violenza presente nei vari programmi, che induce i più giovani e i più
deboli ad adottare atteggiamenti antisociali.
La televisione, infatti, fa parte dell’ambiente che tutti i giorni i
bambini vivono, e proprio per questo è in grado di influenzarli. Una
scena di violenza vista in televisione ha la stessa portata
condizionante della violenza effettiva che può essere vissuta realmente
all’interno delle mura domestiche.
Consapevole dell’importanza che la televisione ha sullo sviluppo dei
bambini, Popper propone una soluzione: chi fa televisione deve essere
munito di una patente, una specie di autorizzazione, che potrà essere
revocata da un organo competente nel momento in cui non siano rispettati
certi criteri.
La patente sarebbe concessa ai produttori solo dopo un corso, che
avrebbe l’obiettivo di renderli consapevoli del ruolo di educatori di
massa che essi, anche senza volerlo, assumono.
Per Popper il controllo dei mezzi di informazione è necessario per la sopravvivenza della democrazia. Dice infatti:
“Credo che un nuovo Hitler avrebbe, con la televisione, un potere infinito.”
Questo libro merita attenzione perché tratta un tema di sicura
attualità, cioè quello del condizionamento delle masse da parte del
potere mediatico.
Lo stile adottato è semplice, discorsivo e adatto ad un vasto pubblico.
Ne consiglio vivamente la lettura perché questa è un’epoca in cui siamo
assuefatti persino alla critiche, che a volte ci appaiono facili e
scontate. Non sono tali quelle di Popper che, in qualità di grande
pensatore, merita sicuramente di essere letto e considerato.
"Una democrazia non può esistere se non si mette sotto controllo la televisione, o più precisamente non può esistere a lungo fino a quando il potere della televisione non sarà pienamente scoperto".
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