... non è un film sul razzismo, ma sul Potere.
Non è un film in bianco e nero (scusate il banale gioco di parole), ma un film sviluppato, senza slogan, su varie tonalità di grigio.
Django s-catenato |
Il personaggio principale, Django, vive di luce riflessa.
Senza l'atto creativo, l'opportunità offertagli dal professore tedesco (dal disarmante ingegno e le giuste traiettorie) non esisterebbe, continuerebbe a restare incatenato al carro degli omuncoli (bianchi).
Il finale (gigionesco) in cui Tarantino ci scaraventa addosso decine di morti ammazzati, sangue a gogò, ed arti spappolati da un diluvio di pallottole indicano (forse) l'intimo orrore che il regista prova per il genere umano.
180 minuti spesi bene.
Il film mi ha ricordato Bagdad Café, del 1987, del regista tedesco Percy Adlon (stupenda Jevetta).
Come l'opera di Adlon, anche questa di Tarantino ha un vago sapore missionario e non è, di sicuro, un film antirazzista.
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