Translate

domenica 15 settembre 2013

"Esercito: Referendum in Svizzera".
Lunedì 2 settembre, sulla Televisione della Svizzera Italiana, ho assistito a un dibattito sul referendum del prossimo 22 settembre che chiede la fine della obbligatorietà del servizio militare.
I relatori favorevoli all'abolizione mi sono sembrati palesemente incoerenti. Quelli contrari, poco convincenti, non cartesiani nell'esposizione delle loro ragioni, nonostante l'importanza, la facilità e la basilarità dell'argomento.

Ci risiamo!: il panzer spara slogan ad effetto, i sabotatori, dietro, fanno esattamente il contrario. 
Quelli che propongono di abolire il servizio obbligatorio declamano grandi princìpi infiocchettati con belle parole: fumose e per nulla motivate. Dicono che il loro obiettivo non è la soppressione dell'Esercito Svizzero, però il loro gruppo si chiama "Gruppo per una Svizzera senza esercito". Parlano di possibili economie, di volontarietà del servizio, di democrazia, di copiare quello che hanno fatto gli stati vicini, dell'inutilità di un esercito per la piccola Svizzera,...

Perchè sono a favore della obbligatorietà del servizio militare?
Primo: Uno strumento (coltello o esercito) non si giudica di per sè, ma per l'uso che se ne fa (dividere il pane/tagliare la gola; difendere il popolo/aggredire altri popoli). Negli ultimi due secoli l'Esercito Svizzero non ha aggredito nessuno, non si è fatto coinvolgere in guerre, ha reso possibile la neutralità del Paese e ha impedito (1^ e 2^ Guerra Mondiale) due invasioni. Non perchè fosse impossibile invadere la Svizzera, ma perchè sarebbe risultato troppo "costoso".
Consecutio? L'Esercito Svizzero non è uno strumento di aggressione come quello degli Stati Uniti di oggi, dell'Unione Sovietica di trent'anni fa o la Wehrmacht di settant'anni fa.
Secondo: Difficilmente, su base volontaria, si potrebbe reclutare personale in numero sufficiente (100'000 soldati). L'unico modo sarebbe aumentare le paghe, e quindi i costi.
Terzo: L'Esercito Svizzero è un esercito di milizia. I quattro mesi iniziali di Scuola Reclute, i week end liberi di tornare a casa, i corsi di ripetizione annuali, servono a far conoscere persone provenienti dai vari Cantoni, di diverso ceppo linguistico e di differente estrazione sociale.
Quarto: Se il Servizio Volontario significa maggiori paghe, e quindi maggiori costi,  si pone un altro problema: "Volontari a tempo pieno? O Volontari per pochi mesi all'anno?". Questa seconda soluzione non potrebbe funzionare e/o porterebbe alla formazione di un corpo separato di soldati: il soldato professionista e non più il cittadino-soldato.
Quinto: L'esponente dei Verdi ha detto un'assurdità: "Le guerre, oggi, si vincono con la tecnologia, non con militi a tempo parziale, di fatto non adeguatamente addestrati...". Sbagliato, lo hanno dimostrato i vietcong in Vietnam e i mujaheddin in Afghanistan (una cosa del genere, detta da uno di sinistra, è allo stesso tempo un lapsus ridicolo e un'inquietante aberrazione). L'Esercito ha, inoltre, per i ruoli necessari, specialisti in ferma prolungata.
Sesto: Già oggi i ricchi, quelli che hanno possibilità, scansano  il servizio militare più facilmente degli altri (conoscenze, certificati di comodo, ...). Rendendo volontaria la ferma si estenderebbe per legge tale ingiustizia: i ricchi la eviterebbero, mentre la percentuale dei meno abbienti aumenterebbe (in Italia la maggior parte dei militari è meridionale perchè hanno minori possibilità di lavoro; negli Stati Uniti neri e ispanici sono sovrarappresentati). Ancora una volta, purtroppo, la Sinistra propone misure antipopolari.
Settimo: L'Esercito Svizzero ha un ruolo fondamentale nel soccorso alla popolazione in caso di disastri naturali e collabora, spesso, all'organizzazione di grandi eventi culturali e sportivi.
Ci sarebbero altre ragioni, tante altre ragioni, ma mi fermo qui.


Il dibattito alla fine mi ha annoiato e, prima che finisse, ho cambiato programma (fino ad allora, però, nessuno dei relatori aveva citato il caso dell'Austria dove, l'anno scorso, con il 60%, il popolo si è pronunciato per il mantenimento del servizio militare obbligatorio).
*   *   *
Nel '79 ho prestato servizio militare in Italia: Scuola Ufficiali a Roma e Servizio di Prima Nomina presso uno stabilimento di produzione esplosivi. In tutto 15 mesi. Ricordo che le infrastrutture non erano di buon livello e che il nonnismo veniva tollerato, a volte incoraggiato.
Conosco dei giovani svizzeri che stanno facendo la Scuola Reclute: i locali sono in ordine, il cibo accettabile, l'equipaggiamento buono, i week end a casa garantiti, il nonnismo marginale.
Ancora oggi, a distanza di trent'anni, sono in contatto con ex colleghi e superiori: amicizie sopravvissute. A distanza di trent'anni ritengo che quei 15 mesi siano stati, per molti versi, speciali. In tutta sincerità posso affermare di non essere un militarista.

"L'uomo che verrà", di Giorgio Diritti, 2009.

 

Nessun commento:

Posta un commento