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sabato 28 luglio 2012

Sogno di una notte di mezza estate.
Ieri sera ho cenato in buona compagnia, e molto tardi, giù al porto.
Il Regaleali ben freddo, la doppia razione di polpo alla gallega, i drappelli di sarde in beccafico e la caponatina in agrodolce mi hanno giocato un brutto (o forse bello?) scherzo.
Stanotte afa e neanche un filo d'aria. Non ho dormito bene, ma in compenso ho sognato tanto.

Primo sogno.
Giorgio Napolitano, Presidente della Repubblica Italiana
Ho sognato il presidente della Repubblica che dichiarava: "Mi sono reso conto, anche se (lo ammetto) tardivamente, che da perennepolitico sono corresponsabile dello sfascio di questo paese. Sono già stato tutto in questa repubblica: parlamentare, ministro dell'interno, presidente della Camera e adesso presidente in testa. Prima che scada il mio mandato ho quindi deciso di chiedere a Senato e Camera di approvare questa semplice risoluzione:"Alle prossime elezioni non potrà partecipare chi è già stato eletto per due legislature" inoltre (e lo diceva mentre piangeva, proprio come il ragazzo della Via Gluck) ho deciso di rinunciare al seggio di senatore a vita e a metà dello stipendio. Sì, mormorava convinto (con una lacrima sul viso): metà a me e metà alla Patria". Mentre lo ascoltavo, in sogno, sentivo scendere anch'io, calda, la mia lacrima sul viso.

Secondo sogno.
Un grillo barbuto urlava incazzato (mentre gli occhi, uscendo dalle orbite, facevano capolino fra i riccioli sale e pepe): "Tutti potranno detrarre tutto dalle tasse e palla al centro, così vedremo chi ce la farà a evadere ancora... belin".

Terzo sogno
"Accoglienza"
"Immigrati pagati quanto gli italiani! Immigrati pagati come gli italiani! Immigrati pagati quanto gli italiani! Immigrati pagati come...." gorgheggiava ritmica una voce africana mentre da dietro un' enorme montagna di pomodori emergeva, alto, un pugno chiuso di foggia comunista.
"Sì, cosi noi italiani potremo finalmente fare i lavori degli extracomunitari" rispose immediatamente un'altra voce dal deciso accento veneto.
Mentre mi rigiravo nel letto un ambulante dal rotondo accento romagnolo aggiunse: "cut venja un azident... e che i vu cumprà della spiaggia diano lo scontrino anche loro, proprio come noi italiani, mica sono diversi... loro".

Quarto sogno

I politici della "Nuova Italia" (quella nata dalla tardiva autocritica del Napolitano del primo sogno) ululavano come licantropi alla luna: "Copiare, copiare e ancora copiare... come i giapponesi durante il periodo Meiji o nel dopoguerra con le macchinette fotografiche. Copiare da chi sa far funzionare la baracca, altro che strapagare consulenti su consulenti per reinventare, sempre, l'acqua calda... e aspettare Godot. E se dovremo andare a Lugano o a Bellinzona, vuol dire che al ritorno farem man bassa di cioccolata e orologi a cucù".

Quinto sogno.
"Primavera" di Praga, 1968
Riappare Napolitano: in calzamaglia nera, con un teschio in mano e l'espressione spiritata declama solenne: "Pentirsi o non pentirsi, questo è il problema".
Io lo guardo basito.
Lui continua: "Pentirsi di Budapest o anche un pò di Praga? O pentirsi di Budapest e anche un pò di Praga? Questo è il problema".
Non riuscii a seguirlo oltre perchè un benevolo, ma purtroppo tardivo, colpo d'aria irruppe improvvisamente dalla finestra spazzando via sogni e incubi.

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