Stranieri secondo l'imperatore Adriano
Dalle "Memorie di Adriano" di Marguerite Yourcenar, 1951
Publio Elio Traiano Adriano (Italica 76 - Baia 138) |
"Fino a oggi, tutti i popoli sono periti per mancanza di generosità. Sparta sarebbe sopravvissuta più a lungo se avesse interessato gli Iloti alla sua sopravvivenza. Viene il giorno che Atlante cessa di sostenere il peso del cielo e la sua rivolta squassa la terra. Avrei voluto allontanare il piu possibile, evitarlo, se si poteva, il momento in cui i barbari dall'esterno, gli schiavi dall'interno si sarebbero avventati su un mondo che si pretende essi rispettino da lontano o servano dal basso, ma i cui benefici sono a loro interdetti. Tenevo a che la più diseredata delle creature, lo schiavo che sgombra le cloache delle città, il barbaro famelico che si aggira minaccioso alle frontiere, avessero interesse a veder durare Roma".
...Adriano,nella sua immensa grandezza...
RispondiEliminaLa sua straordinaria lungimiranza gli permise di intuire che la sopravvivenza di un popolo dipende dal grado di soddisfazione, anche e soprattutto, della gente comune; dal suo benessere (non necessariamente economico).
Gli stavano a cuore gli schiavi, sentimento assolutamente straordinario per l'epoca e precursore di battaglie per i diritti civili dei secoli successivi.
Un uomo con le sue debolezze e le sue fragilità e tuttavia capace di una lucidità di pensiero e di un equilibrio quasi impossibili da mantenere quando ti è stato conferito un potere di vita o di morte su altri individui.
Mi scuso per il ritardo e rispondo solo adesso... perchè solo adesso ho "scoperto" dove si leggono i commenti dei lettori e come si fa a risponde (sic!).
EliminaConcordo in pieno con i Suoi commenti ed evidenzio solo un aspetto:
la forbice "ricchi-poveri" si allarga, molto spesso, proprio grazie alla collaborazione dei... poveri.
Molti circhi dei "cervelli all'ammasso" (calcio, Formula 1, concerti rock, "Hollywood system") non potrebbero stare in piedi senza la collaborazione di eserciti di... quaquaraquà, come direbbe il grande Leonardo Sciascia.
"Il cavaliere azzurro" che ci può salvare potremmo essere, spesso, noi stessi. Basta accendere il cervello e recuperare la capacità di stupirsi. Grazie per il commento e un cordiale saluto.