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martedì 24 settembre 2013

"Guy Scott".
Guy Scott è, dal settembre 2011, il vicepresidente, bianco, dello Zambia. A guardarlo in faccia, nonostante le origini inglesi e scozzesi, sembra sbucar fuori da un quadro di Frans Hals, Rembrandt o Van Dyck: boero fino all'ultima cellula.
Guy Scott, Vice Presidente  Zambia
Settimane fa ho visto un servizio sull'economia africana. Lo hanno intervistato su diverse questioni legate a commercio estero, investimenti interni, educazione, sviluppo. Di certo un tipo tosto, dal linguaggio diretto e anticonformista. Durante l'intervista mi ha colpito una sua frase. Ha detto qualcosa del genere: "... diverse Multinazionali, con cui siamo in relazioni d'affari, hanno Uffici Legali che noi, noi..." sorriso sveglio  "noi, non possiamo neanche sognarci".


L'Africa, come tutte le aree depresse, ha bisogno di competenza ed onestà intellettuale, a prescindere dal colore della pelle. L'Africa ha bisogno di una diagnosi, non ipocrita, non "buonista", dei suoi problemi.
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Da: " Africa, un continente alla deriva" di Hélène D'Almeida-Topor"; Giunti 2002.
"Sin dal loro insediamento al governo, negli anni '60, molti dirigenti africani hanno promosso l'azione di apparati clientelari per assicurarsi un sostegno popolare la cui base veniva trovata nella loro regione e/o nella loro etnia. Attraverso il controllo delle finanze statali, la maggior parte di loro hanno fondato il proprio potere sulla concessione di vantaggi economici ai loro fedeli, non mancando di accrescere anche il loro patrimonio personale. Questa pratica è stata eretta a sistema da regimi autocratici che hanno attuato diffusamente la "politica del ventre". Dirigere significava controllare direttamente le fonti della ricchezza e del profitto per sé e per i propri fedeli, con cospicue tangenti provenienti da aziende straniere o da notabili locali [...]. La corruzione, che era ancora ridotta alla fine degli anni '60, si è estesa così a tutti i livelli della società."

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"A meno di un decennio dalla loro nascita, la maggior parte dei paesi africani viveva sotto il regno dell'arbitrio., dopo che lo Stato di diritto era stato ridotto a  una pura parvenza. Le libertà fondamentali erano state soppresse. [...] La crudeltà della repressione ha raggiunto l'apice in molti paesi: Guinea, Centrafica, Uganda, ..."
A meno di dieci anni dall'indipendenza nove leader su sedici erano stati deposti, a volte ammazzati, durante rivolte e/o colpi di stato.
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Per novant'anni, quattro generazioni, a partire dagli inizi dell'800, l'aristocrazia e l'intelliigencija russa sfornò rivoluzionari che spesero le loro vite per una società migliore. I bolscevichi, una volta preso il potere, li fecero sterminare. "Meglio rossi (e ignoranti) che esperti", dicevano.
L'Africa ha bisogno, a prescindere dal colore, di capacità professionali ed onestà intellettuale. Questi cinquant'anni di storia post coloniale hanno dimostrato, purtroppo,  che certi neri sono stati, per altri neri, tiranni ben più caproni e spietati di tanti colonialisti del vecchio mondo.


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