Disoccupazione... in the West. Parte 4: Immigration a gògò, la Fine!
"Al suono di "Imagine" di quel milionario coi capelli lunghi e gli occhialini tondi, sbandierando l'accoglienza cristiana, inneggiando all'internazionalismo proletario e con la compiacente collaborazione di liberal e "sinistre" europee, senza che se ne accorgano, la metteremo in quel posto alla classe operaia della vecchia Europa e della nuova America".
"Bravo, ben detto, perfetto" si sentì esultare all'unisono nell'elegante sala del più prestigioso club del New England.
"Dall'Africa nera, dal Medioriente, dall'India, dal Bangladesh, dalle Filippine e da qualsiasi altro posto in culo al mondo che ci pare e piaccia inonderemo l'Europa di sventurati a basso costo e senza diritti. Loro, gli operai e quegli imbecilli dei loro partitucoli, non hanno idea di cosa li aspetta".
"Très bien, ben detto... che eterna insaziabile e ingrata questa classe operaia, mon Dieu, con tutto quello che abbiamo già fatto per loro..." sibilò una stagionata Madame, in tubino di satin nero, da dietro un lungo bocchino su cui svettava, fumante, un'esile sigaretta ambrata.
Fu così che, con i quattro ingredienti base: lo spostamento (dall'alto) delle fabbriche, l'immigrazione (dal basso) di nuovi schiavi, le nascenti nuove tecnologie che avrebbero accorciato il mondo e la compiacente collaborazione di pletore di utili-idioti-rappresentanti-del-popolo-politici-e-sindacalisti, per la classe operaia occidentale le lancette dell'orologio furono riportate, genialmente, indietro nel tempo.
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