ZES: Zone Economiche Speciali
Deng Xiaoping e le Zone Economiche Speciali: un vaccino per una Cina allo stremo.
Cap.6 "Catai"
(Scena: "Dong Fang Jiau Zi Wang" restaurant, Zhu Hai, China; Tempi: attuali; Personaggi: Xi Rong: imprenditore cinese, Personaggio narrante)
(Scena: "Dong Fang Jiau Zi Wang" restaurant, Zhu Hai, China; Tempi: attuali; Personaggi: Xi Rong: imprenditore cinese, Personaggio narrante)
Xi Rong era rilassato. La birra, il vino, il kaoliang e il tè nero lo rendevano espansivo: «Anche se per noi cinesi, alla fin fine, Comunismo e Capitalismo sono solo due etichette, quasi parole vuote, si può pur dire che Deng è stato per tutta la vita un comunista, un grandissimo comandante militare e, nonostante le sue ultime riforme, è morto da comunista. Ha rotto le catene, aperto il Paese e avviato riforme perché ha avuto il coraggio di rendersi conto dell’evidenza: la Cina di Mao era diventata un corpo informe, in disfacimento, moribondo. Lui si limitò a iniettare, semplicemente, degli anticorpi nei punti più adatti: le Zone Economiche Speciali. Hai mai visto dell’acqua ghiacciare tutta d’un colpo? Impossibile, è contro natura. Inizialmente l’acqua comincia a ghiacciare solo in alcuni punti. Solo dopo, tutto il resto gela».
Finì il bicchiere di kaoliang, sorrise, poi continuò: «Divenne famoso in Occidente perché una volta disse: “Non è importante il colore del gatto, l’importante è che acchiappi il topo” e a quei tempi anche per una cazzata del genere si poteva finire appesi al primo palo. I fatti hanno comunque dimostrato che Deng aveva ragione e il Timoniere torto. E, anche se le Guardie Rosse gli hanno buttato il figlio giù dalla finestra, inchiodandolo per sempre a una sedia a rotelle, Deng ha voluto che il faccione di Mao restasse appeso alle pareti, per non dilaniare il paese e per poter dare da mangiare, prima di tutto, a un miliardo di cinesi. Sì, questa che ti sorprende non è la Cina di Mao, questa è la Cina di Deng e, dietro di lui, di Zhou Enlai».
Prese fiato, chiese ancora da bere, disse «Ganbei» portando in alto il bicchiere di kaoliang, poi continuò: «Forse un giorno le statue di Confucio o di Lao Tse troveranno posto in piazza Tien An Men, forse la foto di Mao sarà rimpicciolita o sparirà, ma ci vorrà tempo. Ci vorrà tempo per non creare inutili odi e inutili morti».
«Hai ragione» risposi «se quel terribile giorno, a Tien An Men, Deng non avesse ordinato il pugno di ferro, la Cina sarebbe forse precipitata nel caos e i morti per fame, per violenza, e per indifferenza sarebbero stati non centinaia o migliaia, ma milioni. Un po’ come è avvenuto in Russia, con la caduta, velleitaria, improvvisa e catastrofica, del Regime Sovietico. Un crollo che ha significato la morte per fame e disperazione per milioni di povera gente».
«Verissimo» rispose Xi Rong con voce lenta da ubriaco «lo stesso giorno in cui Deng ordinò di reprimere la rivolta, sposò la causa dei rivoltosi, combattendo la corruzione e pretendendo maggior attenzione per i bisogni del popolo».
Finì il bicchiere di kaoliang, sorrise, poi continuò: «Divenne famoso in Occidente perché una volta disse: “Non è importante il colore del gatto, l’importante è che acchiappi il topo” e a quei tempi anche per una cazzata del genere si poteva finire appesi al primo palo. I fatti hanno comunque dimostrato che Deng aveva ragione e il Timoniere torto. E, anche se le Guardie Rosse gli hanno buttato il figlio giù dalla finestra, inchiodandolo per sempre a una sedia a rotelle, Deng ha voluto che il faccione di Mao restasse appeso alle pareti, per non dilaniare il paese e per poter dare da mangiare, prima di tutto, a un miliardo di cinesi. Sì, questa che ti sorprende non è la Cina di Mao, questa è la Cina di Deng e, dietro di lui, di Zhou Enlai».
Prese fiato, chiese ancora da bere, disse «Ganbei» portando in alto il bicchiere di kaoliang, poi continuò: «Forse un giorno le statue di Confucio o di Lao Tse troveranno posto in piazza Tien An Men, forse la foto di Mao sarà rimpicciolita o sparirà, ma ci vorrà tempo. Ci vorrà tempo per non creare inutili odi e inutili morti».
«Hai ragione» risposi «se quel terribile giorno, a Tien An Men, Deng non avesse ordinato il pugno di ferro, la Cina sarebbe forse precipitata nel caos e i morti per fame, per violenza, e per indifferenza sarebbero stati non centinaia o migliaia, ma milioni. Un po’ come è avvenuto in Russia, con la caduta, velleitaria, improvvisa e catastrofica, del Regime Sovietico. Un crollo che ha significato la morte per fame e disperazione per milioni di povera gente».
«Verissimo» rispose Xi Rong con voce lenta da ubriaco «lo stesso giorno in cui Deng ordinò di reprimere la rivolta, sposò la causa dei rivoltosi, combattendo la corruzione e pretendendo maggior attenzione per i bisogni del popolo».
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