Napolitano e Andreotti, da sessant'anni in Parlamento, simbolizzano le due facce della decadenza morale, sociale, politica ed economica dell'Italia del dopoguerra. Sono fra i principali responsabili dei tanti suicidi di gente che non riesce più a sopravvivere in questo Paese ammorbato dalla falsità, dal ladrocinio e dall'emarginazione. Sono fra i massimi responsabili della biblica fuga di giovani cervelli costretti ad emigrare e dello sfruttamento di fiumi di immigrati accolti con la grancassa della più becera e mielosa retorica e abbandonati al degrado e all'umiliazione.
Sono fra i responsabili della vita precaria di un'intera generazione di giovani con contratti "a termine" da 800.00 EUR al mese, del fallimento di migliaia di aziende oberate da tasse insostenibili, della fuga all'estero di fabbriche alla ricerca di onestà ed efficienza nella pubblica amministrazione, dello smantellamento della rete di protezione sociale e della svendita del patrimonio nazionale accumulato con il sacrificio di intere generazioni.
Mio padre, in divisa, durante una licenza (primavera 1941) |
Sono il figlio di un uomo che ha rischiato più volte la vita in guerra (dragamine Nord Africa 1940-'43), decorato al valor militare, che dopo l'8 settembre è stato gettato allo sbando (dalla sera alla mattina; Porto di Civitavecchia) senza alcuno scrupolo, che ha rischiato il rastrellamento in Via Rasella (Fosse Ardeatine) e che ha visto morire, per anni, troppi compagni.
Mio padre è mancato il 18 dicembre 2011. Negli ultimi anni era sempre più amareggiato e disgustato. Si chiedeva: "Per cosa abbiamo combattuto? Sofferto? Rischiato la vita? Per cosa sono morti in cosi tanti al fronte e nelle città?". Non certo per ritrovarci degli andreotti e dei napolitano qualunque che, in decenni di nefasta presenza, hanno affossato il Paese.
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