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martedì 30 luglio 2013

"Il mare e il cucchiaino: immigrazione in Nuova Zelanda".
Vi ricordate del bambino che voleva svuotare il mare con un cucchiaino?
La popolazione africana cresce a ritmi da incubo (221 milioni nel 1950; 1 miliardo e 100 milioni oggi).
Mandare a ogni sbarco le TV "a filmare l'accoglienza", suonare la grancassa dell'ipocrisia e abbandonarli al degrado tre secondi dopo è criminale. In questioni del genere  contano solo i fatti: cioè l'esempio. Finchè il Papa, Angelina Jolie e gente simile vanno a Lampedusa, fanno quattro sorrisi a sessantadue denti, sparano otto fumose banalità, si fanno fare sedici fotografie per saltare, poche ore dopo, nei loro jet privati rituffandosi nel lusso e lasciando il problema sulle spalle dei locali... sarà semplice marketing = una presa per i fondelli. In primis verso i clandestini stessi che non meritano belle parole ed elemosina, ma futuro.

Nei giorni scorsi ho letto che in Nuova Zelanda l'Ufficio Immigrazione ha negato il rinnovo del permesso di soggiorno a Albert Buitenhuis, un cuoco sudafricano, perchè... obeso.

Un altro mondo
Su questioni che incidono pesantemente sulla vita quotidiana devono poter decidere solo le comunità interessate, è questo l'unico criterio veramente democratico.
Il problema, epocale, di questi diseredati non si risolve con il cucchiaino dell'elemosina, ma con razionalità e lungimiranza.  Proprio quello che i veri poteri di questo mondo, e quelli di facciata in primis (l'ONU), non vogliono fare. 


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