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martedì 4 giugno 2013

"Babele/2: Charles Darwin e la Globalizzazione"
Il mio primo viaggio all'estero (cioè oltre lo Stretto di Messina)? Nel '68, a 14 anni, con mio padre a Roma (ricordo le immagini dell'invasione sovietica di Praga sul televisore di un bar di Piazza Colonna).
Il mio primo viaggio da solo? Per bionde ragioni a Liverpool, nel '70, a 16 anni.
Nonostante siano passati meno di cinquant'anni, quelli erano mondi "diversi", mondi pre-global.

Torre di Babele
Negli ultimi quarant'anni ho viaggiato tantissimo. Per lavoro ho fatto diversi giri del mondo (buscar el levante por el poniente) e ho visto tanto. Bene, oggi a Kuala Lumpur, Vancouver, Rio de Janeiro e Catania trovate un sacco di cose e di "mode" uguali: una tristezza. E' vero che sul Pianeta la diversità biologica vegetale e animale sta precipitando, ma è anche vero che c'è in atto un genocidio senza eguali di popolazioni, lingue e tradizioni umane. E tutto ciò perché? Per la globalizzazione che, come insegna Aldous Huxley, fa comodo solo ai soliti pochi: l'oligarchia.
Nella "Babele biblica" la tradizione popolare vede, con terrore, le mille e mille lingue portatrici di incomprensione fra gli umani. Io, invece, guardo con orrore alla sparizione delle mille e mille lingue di questo mondo. E quando dico "lingue" non intendo solo alfabeto, sintassi e grammatica. Intendo usi, tradizioni e modi di pensare frutto di migliaia di anni di storia umana.
Sì, oggi viaggiare è meno interessante di quarant'anni fa.


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