Neapolis felix. Napoli è un posto dove si possono incontrare: o veri galantuomini, persone di gran classe e rara cultura, o sottoproletari subumani, senza alcuna coscienza, inselvatichiti dall'assenza, antica, dello Stato. Napoli può splendere come un luogo di grande umanità. Ascoltate un pò la consuetudine del sospeso che si usava fino a qualche tempo fa. Al bar, dopo aver bevuto il caffè, se ne lasciava pagato qualcuno in più per un amico ben preciso o per qualcuno che... poteva venire dopo. Se, nel corso della giornata, una persona nel bisogno si affacciava all'entrata e chiedeva: "Scusate, c'è un sospeso?...", il barista poteva rispondere: "Sì, si accomodi...". A volte il sospeso lo "creava", al momento, lo stesso barista. La globalizzazione sta ammazzando questi graffiti di civiltà, sta "appiattendo" il mondo.
Neapolis Felix |
da "Il Guado"; Cap.8 "Kaos"
(Scena: A Montallegro, nei pressi di Agrigento; Tempi: attuali; Personaggi: il generale Bellodi (il capitano Bellodi... ormai in pensione) di Leonardo Sciascia ne "Il giorno della civetta" e Don Sebastiano Arena "nipote immaginario" di Don Mariano Arena).
(Scena: A Montallegro, nei pressi di Agrigento; Tempi: attuali; Personaggi: il generale Bellodi (il capitano Bellodi... ormai in pensione) di Leonardo Sciascia ne "Il giorno della civetta" e Don Sebastiano Arena "nipote immaginario" di Don Mariano Arena).
«Generale» disse don Sebastiano «la vittima è spesso il miglior alleato del carnefice. Il popolo non pensa, spesso non vuol pensare, chiede solo una cavezza. Come diceva mio nonno il popolo è come il bosco della Ficuzza, pieno di corna».
«È vero! Il popolo pecora!» riprese il Generale «Sei mesi fa ero a Napoli, fuori dalla stazione centrale: una casbah, un’infinità di venditori abusivi. Li guardavo e ricordavo che pochi giorni prima, in televisione, avevo visto una pubblicità della Presidenza del Consiglio che invitatava a denunciare le contraffazioni e gli abusivi, e li c’erano abusivi a bizzeffe gonfi di merce contraffatta e di contrabbando, e vigili urbani che cianciavano tenendo salotto a pochi passi da loro. Poco dopo, camminando per Corso Umberto, vidi in mezzo alla strada un signore in piedi: giacca e cravatta, casco al braccio, motorino a lato, forse un bancario, che mostrava i documenti a due… vigili urbani. Quell’uomo era il popolo pecora! Io ero il popolo pecora. Mi vergognai»
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