Nel maggio del 2005 mi trovavo a Tehran per lavoro. Alì, caro amico e buon dealer, era al volante (rientravamo da una serie di visite a clienti).
A un certo punto, su un cartellone lungo la strada, vedo una foto del tipo
Aikido |
Mi guarda, scuote la testa e accosta: "Domenica c'è una dimostrazione di Aikido".
Fra me e me penso: "Io parto venerdì per cui me la perdo" poi vedo dei numeri telefonici (li annoto). A cena gli chiedo di telefonare.
Risponde il maestro (Ahmed, 2° dan, iraniano, tassista, cinque anni da emigrante in Giappone).
Chiedo ad Alì di chiedere quando si allenano. Risposta: "Tutti i giorni dispari alle quattro del mattino". Chiedo ad Alì di chiedere se posso allenarmi con loro e se hanno un keikogi da prestarmi. Dopo un pò mi dice: "Nessun problema".
Il mercoledì mattino, in taxi, vado al Dojo. Il Maestro ed una dozzina di allievi mi accolgono curiosi ed ospitali. A fine allenamento Ahmed mi invita a colazione. Verso le sette siamo in una sorta di fast food (ambiente popolare, tavoli di formica, sgabelli di metallo, immensi pentoloni fumanti, odori equivoci). Comincio a inquietarmi. Ci sediamo. Dopo un pò portano la colazione: una grande pentola di alluminio con dentro una zuppa e qualcosa che galleggia. Tutti mi sorridono e mi invitano a servirmi per primo.
Testa di montone. A galleggiare c'era una testa di montone e mi invitavano a prendermi un occhio.
Inghiotto secco, mi faccio i complimenti per essermi seduto sopravvento al pentolone fumante e comincio a spiegare ai miei commensali gli usi barbari che tuttora coltiviamo in Sicilia: per colazione brioches e granita! Scuotono la testa, si guardano l'un l'altro come a dire: "A colazione? A colazione mangiate quella roba lì?".
Quando, poche ore più tardi, racconto tutto ad Alì, lui scoppia a ridere: "Testa di montone a colazione? Ma sei pazzo? Non ho mai mangiato quella roba lì..." Subito dopo, sghignazzando crudele, conclude "Duri e puri i tuoi amici banzai, eh? ".
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